Come funziona il «DEPOSITO DEL PREZZO»
Più garanzie per chi compra casa
Lo scopo è soprattutto quello di garantire l'acquirente sull'assenza di vincoli (come le ipoteche) sull'immobile accesi nel periodo intercorrente tra il rogito e la sua trascrizione, ma garantisce anche nei confronti di debiti personali pregressi che si trasferirebbero in capo al nuovo proprietario. Se vi sono contributi condominiali non saldati, una volta trasferito il bene l'amministratore può chiedere il rimborso relativo alle spese dell'ultimo biennio al nuovo proprietario, che poi a sua volta dovrebbe rivalersi sul venditore. Per evitare il problema di norma i notai chiedono che il venditore produca una liberatoria dell'amministratore con cui si certifichi la regolarità dei pagamenti. Ma se questa liberatoria non vi fosse, o contenesse l'indicazione che sarà possibile quantificare solo a chiusura di esercizio le somme a carico del venditore, nel rogito si può stabilire che una parte del prezzo potrà rimanere depositata fino a quando non vi sia certezza sui conti mentre il resto verrà sbloccato. La richiesta di deposito del prezzo è facoltativa e può essere attivata da una delle parti, ma l'ipotesi che a far scattare l'opzione sia il venditore è del tutto teorica (è garantito facendosi pagare con un assegno circolare). Di norma l'opzione andrebbe prevista nel preliminare di compravendita (il cosiddetto compromesso) in modo da dare il tempo al notaio di predisporre l'operazione. Il saldo del prezzo va effettuato con assegno intestato al notaio e non al venditore e viene versato in un conto ad hoc, distinto dal patrimonio del notaio (ad esempio, se il professionista decedesse le somme non entrerebbero nella successione) e impignorabile. Il notariato ha pubblicato una guida al deposito del prezzo su www.notariato.it.









